Il numero di malati di cancro in Italia è in netto aumento, data la compresenza di una serie di fattori quali in primis l’affinamento delle tecniche diagnostiche e delle strategie terapeutiche ed il contestuale invecchiamento demografico.
Questo numero sempre crescente di persone con esperienza di malattia neoplastica contribuisce all’aumento della domanda di prestazioni sanitarie, e fra queste, in sempre più larga misura, di specifici programmi riabilitativi per le disabilità conseguenti alla neoplasia o alle terapie seguite (chirurgia, chemio e radioterapie, targeted therapies, altre terapie innovative). Considerando l’insieme di tutti i tumori, circa 350.000 sono le persone con diagnosi nei 2 anni precedenti che necessitano di maggiori risorse sanitarie, mentre circa 617.000 sono i lungosopravviventi con diagnosi oltre i 10 anni.
In questi due gruppi rilevante è la percentuale di anziani con storia di tumore (l’8% tra 60-74 anni e il 12,6% >=75 anni) e quindi con una rilevante presenza di comorbidità (quali il diabete, le malattie cardiovascolari e respiratorie, l’artrosi e l’osteoporosi).
Il paziente oncologico quindi viene a configurarsi come esempio significativo di interazione costante fra patologia e disabilità, in un percorso clinico sempre più caratterizzato da una quota (variabile) di cronicità.
Anche in Oncologia, l’obiettivo di ottimizzare le potenzialità del malato viene perseguito con il coinvolgimento di più figure sanitarie in modo transdisciplinare e sinergico, secondo le caratteristiche della Medicina Riabilitativa.
Una peculiarità del paziente oncologico è sicuramente la presenza di fasi di malattia di solito ben caratterizzate, che, oltre a far emergere gradienti vari di stabilità clinica, sono responsabili di quadri diversi di disabilità.
In relazione all’andamento di tali fasi, si circoscrive anche l’intervento riabilitativo e se ne definiscono obiettivi e strumenti durante tutto l’iter (diagnosi, cura, guarigione, ripresa) in una continuità assistenziale che preveda percorsi clinici organizzati.
Ciò, per contenere le disabilità, mettere in atto strategie adattive e compensatorie, evitare la stabilizzazione, ottimizzare il recupero funzionale, ridurre i tempi di degenza, garantire una migliore tollerabilità dei trattamenti e favorire i massimi livelli di attività e partecipazione possibili, compreso un precoce ritorno all’attività lavorativa
Indicatori e strumenti di valutazione, validati e condivisi, forniscono dati confrontabili nei diversi setting di cura e fungono da base per modelli decisionali di controllo e programmazione.
Sulla base di questi, i programmi riabilitativi specifici, si avvalgono di tutti gli strumenti di trattamento oggi a disposizione (tecnologia, procedure, know how)per il controllo della disabilità oltreché della malattia.